La situazione socio-politica nel Nord Kivu e la presenza delle suore comboniane a Butembo

RDC

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei paesi del Continente africano con maggiore insicurezza, a causa delle guerre che si sono susseguite dal 1997 in poi, guerre che non sono mai finite del tutto soprattutto in zone come quella  dell’Est, (Nord e Sud kivu). Guerre dimenticate perché ormai sono entrate nella routine e i medias non ne parlano più, notizie troppo abitudinali.

La situazione nell’est del Congo è molto complessa : i conflitti sembrano tribali, etnici, politici contro il governo di Kinshasa, ma in realtà sono strettamente legati alla politica dello sfruttamento dei  minerali, infatti spesso si parla di guerra dei minerali. L’oro, i diamanti e soprattutto il Coltan- minerale presente quasi esclusivamente in Congo che ne fornisce da solo più del 80% del fabbisogno attuale, indispensabile per la fabbricazione di telefonini e PC e altro materiale elettronico-digitale —  suscitano l’interesse  delle grandi potenze mondiali. Ed è cosi che in piccoli villaggi come quelli di Beni e Butembo, dove l’80% della popolazione vive di agricoltura, allevamento, si muove su biciclette, e a piedi, con una pista di aereo ancora in terra battuta, in realtà questo piccolo mondo è nel mirino degli interessi economici mondiali. Per cui cambiano gli attori della guerra, a volte si parla di gruppi ugandesi, ruandesi, congolesi ribelli contro il  governo di Kinshasa, ma le ragioni restano le stesse, il mercato dei minerali. I paesi limitrofi al Congo come l’Uganda, il Ruanda, pur non avendo nei propri territori un’alta presenza di minerali, risultano i più grandi esportatori di tali minerali.

L’estrazione  del Coltan nell’est della RD Congo ha cambiato la vita delle popolazioni: i giovani tentano uno sbocco lavorando nelle miniere, estraendo minerali. Ma il finale è piuttosto triste:  vivono notte e giorno dentro queste cave buie e ne escono malati, spesso sieropositivi. Le ragazze spesso scappano di casa pe raggiungere i loro ragazzi, là nascono figli, in assenza totale di strutture sanitarie, scolastiche e altre forme di protezione sociale. Cosi la mortalità  e l’analfabetismo giovanile e infantile sono tristemente destinati a crescere. E’ cosi che il sistema di sfruttamento può sussistere, senza essere troppo destabilizzato da rivendicazioni dei propri diritti da parte di una popolazione che si sente sempre più impotente.

La strategia che usano per appropriarsi dei territori dove ci sono le miniere è quella di seminare il terrore in modo tale che la gente abbandona  tutto e scappa. La gente è terrorizzata da questi gruppi armati che hanno vari volti, congolesi, ruandesi, ugandesi. Da ormai quasi un anno nel territorio tra Beni e Butembo avvengono massacri terribili: la gente mentre lavora tranquillamente nei propri campi, oppure la sera dopo il rientro in casa, viene sorpresa da uomini armati di macete, che fanno stragi. Cosi la gente non ha più il coraggio di muoversi dalle loro case, stanno abbandonando i loro campi e le conseguenze fra qualche mese le possiamo immaginare facilmente.

Un’altra strategia per allontanare la gente e creare spostamenti forzati è quella dei rapimenti ; personalità di riferimento come medici, catechisti, insegnanti, vengono rapite e inoltrate nella foresta dove vengono torturati mentre si richiedono degli alti riscatti alle loro famiglie. Ma spesso questo metodo viene usato prevalentemente  per eliminare persone che in qualche modo disturbano questo mondo che si vorrebbe  tenere chiuso e ben nascosto in se stesso. Questo è ciò che è capitato ai tre religiosi della congregazione dei padri assunzionisti; tre giovani sacerdoti una sera, mentre stavano ancora insieme davanti la TV, degli uomini hanno fatto irruzione nella loro casa, e li hanno prelevati tutti e tre. Da più di due anni non abbiamo nessuna notizia, nessun riscatto è stato richiesto, ma alcuni testimoni ci dicono che sono stati uccisi, perché si sono rifiutati di abbracciare l’Islam, tranne uno di loro che è morto quasi subito a causa delle condizioni durissime di vita all’interno della foresta, continuamente sotto tortura.

Questa instabilità spinge la gente a cercare posti più tranquilli dove poter proteggere i loro bambini, per cui tanta gente si muove, si accumula nei centri città. Noi riscontriamo cosi un’alta presenza di bambini non scolarizzati, la più parte perché obbligati ad interrompere la loro scuola e non hanno mezzi e possibilità di reintegrarsi in altre scuole in città. Tra questi gruppi troviamo molti che portano le conseguenze di questi attacchi armati, persone traumatizzate, soprattutto donne che hanno subito violenza sessuale e  portano delle gravi conseguenze sia a livello fisico che psicologico.

Noi, suore comboniane siamo presenti a Butembo, con una piccola comunità di tre sorelle, sr Ana Mozambicana, sr Stefania Italiana, sr Lucie congolese ; La nostra presenza nel territorio dell’est della RD Congo, è iniziata nel 1997, il vescovo ci chiedeva di essere presenti per il ministero di animazione missionaria, cioè la nostra presenza dovrebbe aiutare questa chiesa e questa realtà a guardare oltre il proprio orizzonte. Infatti, la Chiesa di Beni Butembo è molto ricca di Preti, religiosi e religiose, la sua fatica  è proprio quella di  uscire da se stessa per appartenere e servire la comunità universale.  La nostra presenza multiculturale  è un richiamo costante ad andare oltre il proprio mondo culturale e religioso. Ma in questi ultimi anni siamo li soprattutto per condividere le sofferenze di queste popolazioni ed essere un piccolo segno di speranza, mentre si sentono abbandonate e  tradite soprattutto  dal governo di Kinshasa, noi cerchiamo di dire loro con la nostra presenza, che non tutti si son dimenticati del loro dramma.

La nostra attività principale è l’educazione, sr Ana è inserita in una delle scuole convenzionate cattoliche, una bella presenza tra i giovani, dove cerca di sostenere e promuovere un’educazione alla speranza, alla pace, alla presa di consapevolezza della propria dignità e diritti. Abbiamo creato una scuola di recupero, centre de rattrapage Saint Daniele Comboni, dove di mattino accogliamo ragazzi che hanno dovuto abbandonare la scuola per  motivi di guerra, mentre nel pomeriggio i corsi sono riservati soprattutto a ragazze, analfabete, vengono dall’interno dei villaggi, i commercianti li portano in città e fanno di loro le domestiche per le  loro case. Ancora piccole queste ragazzine portano sulle loro spalle tutto il peso della casa, dalla pulizia alla cucina, cercare l’acqua, accudire i bambini. In questa situazione è difficile convincere le famiglie a  lasciar loro frequentare la scuola; ma abbiamo trovato un compromesso, di pomeriggio, quando hanno finito i lavori più pesanti, vengono liberate per quattro ore di scuola, dalle 13h30 alle 17h00. Resta comunque il problema poiché queste bambine riguardo la scuola sono abbandonate a loro stesse, nessuno si prende cura dei loro risultati scolastici, del pagamento della scuola.

La presenza di donne che hanno subito violenza è una situazione che come comboniane ci interpella e ci chiede di fare qualcosa di più.  Portano questo dramma come un segreto nella loro vita, le scopriamo solo nel quotidiano entrando in relazione interpersonale con loro, attraverso i loro  bambini, oppure nella parrocchia. Stiamo cercando di inventare un progetto proprio per loro, offrire la possibilità di prendersi cura di loro stesse attraverso un corso di alfabetizzazione, taglio e cucito, altre attività di microcredito che oltre ad offrire loro un’entrata per sostenerle nella crescita dei loro bambini, è un’occasione per loro per entrare a far parte di un gruppo dove incontrare altre donne, tessere amicizie, entrare in contato con noi  per avere un aiuto più specializzato.

Ho visitato la comunità delle suore comboniane di Butembo all’inizio del mese di Marzo, è stata una grazia per me poter condividere almeno alcuni giorni con le mie consorelle e con il popolo. La gente è accogliente come tutto il popolo congolese in generale, ma si legge la paura e il sospetto nei loro volti. La strada che congiunge Beni, dove c’è l’aeroporto,  a Butembo è sassosa, il ragazzo che è venuto a cercami mi ha fatto sedere dietro, per non rendere troppo visibile la mia presenza di donna “bianca” lungo la strada. Due ore di macchina percorse ad alta velocità tenendo conto dello stato delle strade, si va il più veloce possibile perché nel caso che qualche gruppo mal intenzionato si fa trovare sulla strada ci sono più possibilità di riuscire a non farsi prendere.

È una terra bella quella del Kivu, verde, il clima è fresco, si coltivano molte verdure; nel mezzo della valle scorgo un vero gioiello per la terra di Butembo; è l’Università Cattolica del Graben, creata da Mons. Kataliko, un uomo che sognava grandi cose per i suoi figli dell’est, ancora oggi è un vero servizio per la società. Ci sono sette facoltà, con centri di ricerca, per uno sviluppo integrale della persona e della società. Sono molti gli studenti, sono un segno di speranza che nonostante tutto si vuole andare avanti, si vuole preparare un futuro, si vuole continuare ad amare la propria terra.

Altri segni di speranza sono i vari giovani che desiderano seguire il sogno di San Daniele Comboni, e chiedono di entrare a far parte delle nostre comunità;  hanno trovato in Lui la forza di sognare un futuro migliore per la propria terra d’Africa. Anche loro ci fanno sperare nel futuro, ci aiutano a credere che  nonostante tutto la morte non potrà vincere definitivamente la vita.

Questa Pasqua che si avvicina la viviamo portando con noi il peso della morte che incontriamo tra questi popoli, che non possiamo negare,  ma anche la speranza di una Risurrezione che noi crediamo che possa avvenire già nel qui e  ora della nostra storia. Il Cristo morto e Risorto è sotto i nostri occhi, incarnato nella vita di questi popoli, le conseguenze dell’egoismo umano, della cupidigia, del successo e dell’idolo della propria immagine, le stesse dinamiche umane  che hanno inchiodato Cristo sulla  croce duemila anni fa, per le stesse oggi il mondo è pronto a schiacciare la dignità di questi popoli.  Che il Risorto ci aiuti ad abbandonare le strade del solo interesse personale che inevitabilmente creano morte dentro di noi e intorno a noi, per entrare nella logica dell’amore, della condivisione, della fiducia nella provvidenza divina che ci libera dalla mania dell’accumulo, per poter scorgere i segni di una vita che può ancora rinascere dentro e fuori di noi.

Sr Luigina Coccia

Missionaria Comboniana

Repubblica Democratica del Congo

 

 

Per saperne di più sul problema del Coltan, visita questo sito:

http://www.justicepaix.be/minerais-de-conflits/