Paese/Località: Israele – Tel Aviv – Finalità: Assistenza Socio Sanitaria Budget: € 9.000.
In Israele sono presenti circa 40.000 richiedenti asilo africani, in forte aumento soprattutto a seguito della situazione etiopica. I richiedenti asilo non ricevono alcuna forma di sostegno statale, coloro che riescono a trovare lavoro spesso vengono costretti a lavorare in condizioni disumane, sfruttati e sottopagati. Le donne e i bambini soprattutto patiscono l’insicurezza alimentare e subiscono abusi domestici e sono a rischio di violenza sessuale. Il progetto assiste circa 120 donne, madri single, sopravvissute ai campi di tortura nel Sinai. Molte di loro hanno famiglie numerose e con bambini gravemente disabili o con malattie croniche. Alcune sono incinte o hanno neonati a cui, secondo la legge, si applica lo status di rifugiato temporaneo, inclusi quelli nati in Israele. Se da una parte questo status permette alle mamme richiedenti asilo di rimanere in Israele per un dato periodo, allo stesso tempo non consente loro di usufruire di un lavoro regolarizzato e tanto meno di accedere ai servizi sociali di base offerti ai rifugiati ufficialmente riconosciuti, ai cittadini e ai residenti permanenti. Lo scopo del progetto è quello di aiutare queste donne a sostenere sé stesse e la loro famiglia, cercando di superare i traumi subiti durante la fuga dal loro paese. L’aiuto si concretizza nella promozione di attività artigianali quali la produzione di oggetti di cotone lavorati all’uncinetto che poi vengono venduti sul mercato israeliano e/o ai pellegrini in visita.
Gli obiettivi principali del progetto possono essere riassunti nel:
• Fornire assistenza alle richiedenti asilo che soffrono di problemi di salute mentale legate alle violenze sessuali, alla tortura e ad altri traumi subiti durante la fuga dal loro paese, aiutandole a sviluppare strategie di coping volte ad aumentare la loro capacità di resistenza e a migliorare la loro capacità di resilienza;
• Migliorare la sicurezza delle donne che partecipano al progetto, non solo garantendo loro una sicurezza economica, ma anche aiutandole a creare una comunità che funga loro da sostegno.
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